Marrakech è stata l’ultima tappa del nostro viaggio in Marocco. Ci siamo lasciati Merzouga alle spalle, dopo aver trascorso un’incredibile notte nel deserto del Sahara, con un bus della Supratours. Nonostante la partenza in mattinata siamo arrivati a Marrakech tardissimo.
Dopo nemmeno due ore di viaggio il nostro autista si ferma in una specie di autogrill perché il motore stava dando problemi. Siamo rimasti sotto il sole cocente del Marocco per più di un’ora ad aspettare che i meccanici rimettessero a posto il mezzo.
Dopo 13 ore di viaggio arriviamo a Marrakech, contrattiamo il prezzo di un taxi che in pochi minuti ci accompagna dalla stazione degli autobus ai pressi del nostro Riad. Notiamo subito che, a differenza di Fes che con le sue vie strette non permetteva ad auto e moto di circolare nella medina, Marrakech è un andirivieni di motorini ed occorre prestare molta attenzione per non essere travolti.
In quel momento volevamo solo due cose: mettere qualcosa sotto i denti e dormire. Quindi, dopo aver svolto le classiche procedure di check in, cerchiamo qualcosa da mangiare e ci lasciamo tentare da un baracchino lì vicino che vendeva panini ripieni di quella che sembrava carne lessa. Era, in effetti carne lessa, ma di cammello! Già che eravamo in ballo, balliamo. Devo dire che però era davvero buona!
Andiamo a letto esausti, ci aspettavano due giorni in una città affascinante di cui abbiamo sempre sentito parlare tanto ma che mai ci eravamo immaginati!
Marrakech – 19/08/2018
Ci svegliamo di buon ora e ci rigeneriamo con la buonissima colazione offerta dal nostro Riad. Succo d’arancia, uova strapazzate, marmellate fatte in casa, msemen, baghrir e l’immancabile tè alla menta. Belli carichi ci lanciamo in questa nuova avventura con l’obbiettivo di raggiungere immediatamente piazza Jemaa el Fna. Nonostante fosse ancora presto la piazza era già gremita d’artisti di strada. Ora come 1000 anni fa. Incantatori di serpenti, musicisti berberi con i loro strumenti simili a grandi nacchere, venditori di ogni tipo di merce ed anche soggetti poco raccomandabili che esibiscono tristi scimmie in gabbia ed incatenate. In questo frastuono di suoni ed odori restiamo per un secondo spaesati. E’ proprio come ce l’eravamo immaginata. Anche l’UNESCO ha riconosciuto il valore di piazza Jemaa el Fna dichiarandola nel 2001 patrimonio dell’umanità. Le differenze con Fes sono evidenti dai nostri primi passi. Marrakech infatti, nonostante il caos, ai nostri occhi appare come già più moderna. Non è difficile trovare donne senza velo e talvolta con le spalle scoperte. Questo, tuttavia, non la rende meno autentica.
Alzando gli occhi notiamo il minareto della moschea Koutoubia. Inaccessibile ai non musulmani come tutte le moschee del Marocco, o quasi, la sua architettura è uno degli elementi di spicco di questa città. Il suo nome deriva dalla credenza che qui vi sorgesse nell’antichità un mercato dei libri. Dall’alto dei 70 metri del minareto ogni giorno, 5 volte al giorno, il muezzin chiama alla preghiera i fedeli. Si narra che originariamente la moschea non fosse perfettamente allineata con la Mecca così i devoti Almohadi la raserò al suolo e ne costruirono una nuova che rispettasse le indicazioni del Corano.
Su consiglio dei nostri albergatori ci rechiamo al Centre Artisanal, una specie di centro commerciale d’altri tempi. Qui sono in vendita le stesse merci che troviamo nei souq della medina ma non si corre il rischio di incorrere in “cinesate” e, soprattutto, nessuno vi presserà per fare acquisti. L’ideale sia per chi è alla ricerca di souvenir, sia per ammirare le splendide maioliche che ornano le pareti.
Costeggiamo le mura della medina e ci addentriamo nella Ville Nouvelle (la città nuova) per fare un tuffo nel blu dei Jardin Majorelle. Non prendetemi alla lettera, in questi giardini non c’è nessuna piscina in cui fare un bagno o rinfrescarsi. Il blu elettrico è il colore predominante della villa che una volta era appartenuta a Yves Saint Laurent e al suo compagno Pierre Borge fino alla morte dello stilista. Solo allora i giardini vennero donati a Marrakech ed aperti al pubblico rendendolo il luogo più instagrammato di tutta la città.
Tutto intorno all’abitazione, sorgono una grande varietà di piante esotiche come cactus, aloe, banani manche bamboo e palma. La fitta vegetazione rende questo luogo molto fresco anche d’estate.
Villa Oasis
Passiamo circa due ore fra le viuzze di questi giardini, fermandoci a osservare le carpe che abitano i laghetti e a farci due risate guardando le Instagrammers in pose piuttoste buffe davanti alla casa di Yves Saint Laurent.
Ci mangiamo un panino al volo in uno dei locali davanti ai Jardin Majorelle e ci dirigiamo di nuovo verso la medina. Oltrepassiamo le mura e ci addentriamo nel caos del souq di Marrakech. Rispetto a Fes il mercato è molto più turistico, ed anche pulito, ma anche qui è praticamente impossibile non perdersi.
Un consiglio: se vi sentiste persi non date ascolto ai marocchini che vi diranno che la strada che avrete preso è senza sfondo. Non è vero ma offrirà loro la scusa di farvi da guida di scucirvi così qualche dirham. Se siete al perso bene, ma se vi sentite sicuri della vostra strada non indugiate e seguite sempre i vostri passi.
Non c’è un solo souq a Marrakech. Il più importante è quello che si svolge a nord della piazza Jemaa El Fna ma in tutta la città ve ne sono moltissimi come quello delle spezie, delle pelli, ecc.
Nei souq potete trovare tutto quello che volete. Sia che si tratti di lampade, borse, souvenir, scarpe ma anche dentiere e parrucche. E se non riuscite a trovare qualcosa basta chiedere e il negoziante si farà in quattro per accontentarvi.
Ricordate sempre di contrattare il prezzo. Nei prossimi giorni scriveremo un articolo a riguardo ma, per adesso,m vi dico che una pipetta intagliata che inizialmente costava 150 dirham sono riuscito a portarla a casa con 25. Quindi niente paura a proporre cifre quasi irrisorie. Vi divertirete voi e si divertirà il venditore.
Per la sera decidiamo di ammirare il tramonto da una posizione privilegiata. Quindi torniamo in piazza Jemaa El Fna e prendiamo posto nel balcone del Le Grand Balcon Cafe Glacier.
Certo, il locale è estremamente turistico, ma abbiamo speso poco ed abbiamo potuto ammirare senza nessun tipo di disturbo il sole scendere dietro il minareto Koutoubia mentre in piazza gli artisti di strada cedevano il posto ai chioschi di street food. In poco tempo le luci e il fumo delle griglie hanno reso l’atmosfera unica. Adesso ho veramente capito perché questa piazza viene decantata tanto da chiunque visiti Marrakech.
Piazza Jemaa El Fnaa prima…
… e dopo!
Marrakech – 20/08/2018
Eccoci arrivati all’ultimo giorno di questo viaggio in Marocco. Dopo esserci persi nella medina di Fes, ammirato le rovine romane di Volubilis, nuotato nel blu di Chefchaouen e dormito nel deserto del Sahara dovevamo riuscire a sopravvivere a Marrakech con gli ultimi, pochi, soldi rimasti!
Facciamo benzina con la buona ed abbondante colazione del nostro Riad Dar Maria e ci dirigiamo immediatamente verso la Medersa di Ali ben Youssef. Fra un indicazione sbagliata e l’altra giungiamo a destinazione per scoprire che l’antica scuola coranica era in ristrutturazione e lo sarebbe stata per i prossimi due anni.
Restiamo comunque incantati dalla scritta sulla porta d’ingresso ” O tu che varchi la mia soglia, possano le tue più alte speranze essere realizzate“. Carichi di questo spirito motivazionale ci immergiamo di nuovo nei souq di Marrakech, attraversiamo di nuovo piazza Jemaa el Fna già colma di artisti di strada e arriviamo al cospetto della maestosa Kasbah.
Da questi parti sorgono alcuni importanti palazzi storici come il Palais Bahia e il Palais Badil. Sia io che Andrea eravamo a corto di soldi pertanto dovevamo scegliere con accortezza cosa visitare.
Alla fine la scelta è ricaduta sulle tombe dei Saaditi. Questo mausoleo fu eretto dal sultano saadita Ahmed al-Mansour ed-Dhabi che per la sua tomba fece arrivare dall’Italia il pregiato marmo di Carrara, adornandola raffinati muqarna in oro pure. Anche da morto il sultano volle i principi più nobili vicino a sé permettendo che venissero sepolti in lussuose tombe vicino alla sua. La tombe dei saaditi vennero chiuse da Moulay Ismail nel XVII secolo e qui giacquero dimenticato fino al 1917 quando vennero scoperte grazie ad alcune fotografie aeree.
Arrivati all’ora di cena e dopo aver completato l’acquisto degli ultimi souvenir per amici e parenti era giunto il momento di contare i soldi rimasti. In due avevamo circa 250 dirham (25 euro) e dovevamo riuscire a mangiare qualcosa. Ispirati dagli odori della sera prima decidiamo di mangiare ad una delle bancarelle di piazza Jemaa el Fna.
Ci sediamo e dopo aver visionato il menù optiamo per due grigliate di carne (70 dirham ciascuna) ed una bottiglia d’acqua in modo da rimanere con circa 100 dirham per ogni evenienza. Peccando di ingenuità notiamo che insieme alla grigliata ci vengono “offerti”, senza che l’avessimo richiesto, salse varie, pomodorini e pane.
Mangiamo tutto con gusto ma ce ne pentiamo immediatamente quando arriva il conto: 310 dirham.
Chiediamo spiegazioni immediatamente al cameriere che ci espone il dettaglio dei prezzi. In pratica il pane e le varie salse che credevamo comprese nel prezzo in realtà dovevano essere pagate. E pure salatamente.
Occorreva trovare una soluzione per non dover rimanere a lavare i piatti. Dopo una lunga contrattazione chiudiamo a 240 dirham e ce ne andiamo, leggermente scocciati per esserci fatti fregare così facilmente.
Eravamo rimasti con l’equivalente di 1 euro e dovevamo poi prendere il taxi che ci avrebbe portato all’aeroporto.
Non è stato facile trovare un tassista che accettasse questa tariffa ma sarà stata la nostra faccia di bronzo o la magnanimità dell’autista, alla fine, ce l’abbiamo fatta a tornare a casa sani e salvi!
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