Visita alle cave di marmo di Carrara

Volevo visitare le cave di marmo di Carrara fin da piccolo, quando le immaginavo come un luogo molto pericoloso dove uomini rischiavano ogni giorno la vita per estrarre una preziosa pietra bianca dalle montagne da trasformare in arte. L’occasione mi si è presentata qualche giorno fa quando Marco Bernacca, un ex cavatore ed adesso guida turistica, mi informava che si era liberato un posto per una visita mattutina. La mia risposta è stata, ovviamente, positiva ed eccomi qua insieme a due ragazzi marchigiani ed al loro arzillissimo nonno novantatreenne pronto per questa avventura!

Il ritrovo è in piazza Sacco e Vanzetti a Carrara, proprio ai piedi delle imponenti Alpi Apuane sopra le quali delle nuvole grigie minacciano pioggia. Dopo le presentazioni di rito salgo in macchina insieme agli altri ospiti e partiamo subito alla volta della Cava 177. Questa cava era appartenuta per ben 4 generazioni alla famiglia di Marco, la nostra guida, e dove lui stesso aveva lavorato per ben 10 anni prima di venderla, con un rammarico evidente negli occhi, ad imprenditori stranieri.

La storia delle cave di marmo di Carrara è millenaria. Già dal II secolo a.C. il marmo veniva usato dai Romani per le loro costruzioni, come testimoniano alcuni resti di colonne che ammiriamo con i nostri occhi.

Impariamo molto sull’evoluzione delle tecniche di estrazione marmorea. Inizialmente i blocchi venivano ottenuti tramite scalpello e piccozze sfruttando le crepe naturali del terreno. Questa tecnica, nonostante alcuni miglioramenti, rimase pressoché invariata fino al 1800 quando fu inventato il cosiddetto “filo elicoidale” che, bagnato ed immerso in una speciale sabbia silicea, andava a raschiare i blocchi prescelti in determinate scanalature provocando così il distaccamento della roccia. Successivamente il “filo elicoidale” venne sostituito dal “filo diamantato” che agiva alla stessa maniera ma molto, molto più veloce. Negli ultimi mesi, ci spiega la nostra guida, la nuova proprietà sta investendo grandi risorse nella creazione di un prototipo, che abbiamo davanti agli occhi, che tramite l’utilizzo di una grande sega dentata può tagliare direttamente il blocco di marmo dalla montagna con maggior sicurezza e velocità.

In passato i blocchi di marmo venivano fatti scendere a valle tramite la tecnica della lizzatura, ovvero sopra delle travi di legno saponate e guidate con delle corde in canapa da due uomini. Data la pericolosità e la lentezza di questo processo nel 1890 fu creata una linea ferroviaria, detta marmifera, per trasportare la merce a valle e fu necessario costruire gli immensi ponti di Vara.
Adesso la linea ferroviaria marmifera è stata asfaltata e noi la percorriamo giungendo proprio in prossimità di questi ponti dove ci aspetta, fra l’altro, uno spuntino a base di lardo di Colonnata.

Dopo qualche foto ai maestosi archi ed al suggestivo panorama risaliamo in macchina alla volta della cava di marmo preferita da Michelangelo. La particolarità di questa cava è il suo marmo bianco come la porcellana, definito appunto scultoreo, che ammaliò l’artista toscano che lo volle per le sue opere. Purtroppo il cielo grigio non ci consente di godere appieno di questo spettacolo ma, quando qualche raggio di sole riesce a trovare uno spiraglio ed ad illuminare la bianca parete, il marmo brilla come zucchero.

Visto che di cave a cielo aperto ce ne sono moltissime, circa 300 e pressoché tutte simili, Marco ci guida lungo una strada sconnessa dentro al cuore di una montagna per ammirare cava Fantiscritti, una delle poche sotterranee rimaste ancora attive. All’interno una piacevole temperatura di 17° ed un bel tasso di umidità ci fanno compagnia mentre ci viene spiegata la differenza fra questa e quelle a cielo aperto.

Forse son io che son fissato ma, per un momento, mi è sembrato di essere all’interno di una grotta del “Signore degli anelli“. Le pareti altissime e levigate dall’acqua ed un silenzio quasi assordante ovattano ogni singolo passo lasciandoci solo immaginare la vastità di questa cava.

La visita alle cave di marmo di Carrara si conclude con la salita a 1000 metri sl.m. da dove ammiriamo tutta la vallata con i suoi giacimenti marmiferi e, sullo sfondo, il mare di Marina di Carrara.

A questo punto discutiamo con la nostra guida riguardo l’impatto ambientale che queste estrazioni hanno sul paesaggio e sull’ambiente. Purtroppo, a parte alcune leggi che vietano l’estrazione dalla cima delle montagne, non c’è un regolamento vero e proprio e sembra che finché ci sarà richiesta di marmo le estrazioni non cesseranno.

Ci auguriamo che il buonsenso dell’uomo prevalga sull’avidità. Sarebbe un vero peccato vedere un tal paesaggio distrutto per sempre in questa corsa al marmo.
Come ci piace affermare: “conoscere per preservare“, per questo motivo un tour per le cave di marmo di Carrara è caldamente consigliato e, se sceglierete Marco Bernacca come guida, non ve ne pentirete!

Per chi fosse interessato questo è il suo sito internet: www.cava177.com e questo il suo indirizzo mail: bernacca177@hotmail.it.

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