Mi piace avere la pelle bruciata dal sole dopo aver camminato per ore e ore. Sentire la schiena a pezzi dal peso dello zaino ed il collo bloccato per la macchina fotografica. Quel dolore mi dimostra di essere vivo. Ecco perché amo viaggiare.
Quando ero piccolo i miei genitori mi accusavano sempre di avere il “palletico“. Per i non toscani, si tratta di un appellativo riferito ad una persona che non riesce a stare ferma o seduta per più di cinque minuti. Ecco, io sono sempre stato così. C’è una canzone che dice “ho messo le gambe nel cuore e le ho portate via” ed è un po’ quello che ho fatto quando ho scoperto di essere un viaggiatore. Amo viaggiare perché, in questo modo, riesco a tenere a freno il “palletico” e magari fare felici i miei genitori!
Amo viaggiare per l’adrenalina che si prova mesi prima di partire. Quei momenti prima di prenotare un viaggio costoso come è stato quello in Giappone e non sai se è la cosa giusta da fare. Poi chiudi gli occhi e clic, il volo è prenotato. Da quel momento i mesi che ti separano alla partenza sembrano lunghissimi ma allo stesso tempo quasi superflui. Il lavoro non pesa nemmeno troppo perché sai che, prima o poi, il tuo nuovo viaggio è lì che ti aspetta.
Non mi piace fare la valigia. Vorrei non doverla disfare mai. Mi piace la tensione al nostro trasportatore dell’aeroporto quando passano tutti bagagli tranne il tuo. Mi piace avvistarlo da lontano e poi avventarmici come un falco con la propria preda. Mi piacciono anche i bagni degli aeroporti. Dopo un lungo volo a quel punto mi rendo conto di essere davvero arrivato.
Amo viaggiare con le persone giuste.
Ci ho messo tanto a capirlo. Litigi e quasi manate. Non mi piacciono le comitive, meglio viaggiare in pochi ma buoni.
Quando si viaggia si diventa più belli. Sempre sorridenti e solari anche in un giorno di pioggia. Amo viaggiare perché anche un piccolo weekend fuori porta mi allontana dalla stressante vita di tutti i giorni. Mi piace sentire gli amici raccontare di quanto sia figo il nuovo ristorante etnico che ha aperto in centro ma tu hai mangiato un panino con carne di cammello nella Medina di Fez e li ascolti con fare quasi paterno.
Mi rendo conto che non guarirò mai da questa malattia perché, ogni volta che sono sul volo di ritorno, sto già pensando alla prossima meta!
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