Siamo a Castiglion Fibocchi. Un piccolo borgo medioevale che si erge sulle colline aretine al confine fra Toscana e Umbria. Borgo placido e tranquillo che, improvvisamente, ogni febbraio si anima di magia e richiama visitatori e turisti da tutto il mondo. E’ il carnevale dei figli di Bocco che prende vita regalando al paese brillanti sfumature color arcobaleno.
Sono circa 200 le maschere che compongono questa particolare ricorrenza che, ogni anno da ormai vent’anni, caratterizza il festoso evento. Lo stile è quello barocco, tanto caro agli amici veneziani, che sfocia in uno sfarzo estremo ed elegante.
Il lavoro certosino che si cela dietro ogni costume è frutto di un costante impegno che porta il carnevale dei figli di Bocco ad essere uno dei più affascinanti del nostro paese nonostante, al di fuori delle zone limitrofe, sia davvero poco conosciuto.
Un carnevale antico ma poco conosciuto
E pensare che le sue origini sono così antiche che, se le fonti fossero confermate, staremmo a parlare del carnevale più antico d’Italia. Sembra infatti che addirittura nel XII questa festa fosse così importante che una coppia di nobili aretini fu costretta ad anticipare la data delle loro nozze per non collidere con quello che allora si chiamava “Carnevale de filiis Bocchi“.
A capo di queste giornate intrise di gioia e divertimento c’è lui: il grande Re Bocco. Il nome deriva, in un dialetto toscano d’altri tempi, dall’aspetto non proprio aggraziato del sovrano mentre i suoi figli sono coloro a cui, leggenda vuole, fu lasciata la gestione del regno a patto che venissero sempre organizzate feste straordinarie.
Sempre al Re Bocco tocca l’onore, e l’onere, di decretare ogni anno la maschera più bella fra tutte quelle che animano il borgo. Ma, cosa più importante, il Re è il simbolo dell’identità di un paese che si riversa in questo carnevale tutta la maestria e la fantasia dei suoi abitanti.
La tradizione della Pastasciutta
Una tradizione nella tradizione è quella della Pastasciutta. In fin dei conti non esiste un baccanale senza cibo e questa usanza è viva addirittura dagli inizi del ‘900.
A quei tempi gli abitanti del borgo erano soliti portare in piazza le “caldaie“, grossi pentoloni usati per riscaldare le verdure agli animali, e cuocerci la pasta per tutto il paese.
Oggi questa tradizione rivive nel carnevale dei figli di Bocco che, dopo aver decretato la maschera regina, offrono la famosa Pastasciutta a tutti i partecipanti.
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