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La vita da nomade digitale attira sempre più professionisti in cerca di libertà, flessibilità e
nuove ispirazioni. Tra le destinazioni più affascinanti, l’Islanda spicca per i suoi paesaggi
mozzafiato, la connessione internet stabile anche nei centri più piccoli e una società
organizzata. Lavorare da remoto in Islanda, però, richiede una buona pianificazione,
soprattutto per chi ha una Partita IVA aperta in Italia.
Questo articolo esplora come gestire l’attività lavorativa da remoto mentre si vive in Islanda,
affrontando temi pratici come il visto, la fiscalità, la connessione internet, la vita quotidiana e
la gestione burocratica.

Lavorare in Islanda come nomade digitale
L’Islanda non fa parte dell’Unione Europea, ma è nello Spazio Economico Europeo. Chi ha
cittadinanza italiana può soggiornare fino a 90 giorni senza particolari obblighi. Per periodi
più lunghi, è necessario registrarsi presso le autorità locali.
Attualmente non esiste un visto specifico per nomadi digitali, ma è possibile ottenere un
permesso temporaneo per lavoro da remoto se si dimostra di avere un reddito stabile e
un’attività all’estero.
È importante controllare le regole aggiornate sul sito della Direzione dell’Immigrazione
islandese prima della partenza.
Internet e lavoro da remoto
La qualità della connessione in Islanda è ottima. Anche nelle zone più remote, la rete 4G è
stabile e la fibra ottica copre molte città e villaggi. Per chi lavora con videochiamate o carichi
di lavoro digitali, non ci sono problemi tecnici rilevanti.
Molti caffè e biblioteche offrono Wi-Fi gratuito. A Reykjavík esistono anche spazi di
coworking ben organizzati e aperti agli stranieri.

Vita quotidiana e costi da considerare
L’Islanda è uno dei Paesi più cari in Europa. Affitto, cibo e trasporti hanno costi elevati
soprattutto nella capitale. Per contenere le spese, è utile prenotare con largo anticipo,
considerare soluzioni abitative condivise o spostarsi nelle zone meno turistiche.
Il clima richiede un abbigliamento adeguato, e durante l’inverno la luce solare è scarsa.
Tuttavia, la bellezza naturale e la sicurezza sociale compensano gli aspetti più impegnativi.
Gestire la Partita IVA dall’estero
Chi lavora come libero professionista con Partita IVA italiana può continuare a emettere
fatture anche dall’Islanda. L’importante è che l’attività rimanga fiscalmente collegata all’Italia,
con residenza fiscale in Italia e permanenza all’estero per meno di 183 giorni all’anno.
In caso contrario, si rischia di dover aprire una posizione fiscale anche in Islanda, con
conseguenze più complesse. Per evitare errori, è fondamentale monitorare la durata del
soggiorno e conservare prove della propria residenza in Italia.
Anche lavorando da remoto, si devono versare i contributi previdenziali, presentare la
dichiarazione dei redditi e gestire le fatture secondo le regole italiane.
Un servizio come Fiscozen può essere utile in questo contesto. Fiscozen supporta i
professionisti nella gestione della Partita IVA, offrendo consulenze fiscali, calcolo delle
tasse, apertura e gestione della posizione contributiva. È particolarmente comodo per chi
viaggia spesso e ha bisogno di assistenza online, senza doversi recare fisicamente presso
un commercialista.

Pagamenti internazionali e conti bancari
L’Islanda utilizza la corona islandese (ISK), per cui è utile aprire un conto multivaluta o
utilizzare piattaforme come Wise o Revolut per ridurre le commissioni di cambio.
Molti nomadi digitali mantengono un conto in euro in Italia per la gestione della Partita IVA e
uno in valuta locale per le spese quotidiane. Attenzione però alle implicazioni fiscali legate
all’apertura di conti esteri: alcune banche italiane richiedono dichiarazioni specifiche nella
dichiarazione dei redditi.
Organizzare la giornata di lavoro
Il fuso orario islandese è GMT, quindi un’ora indietro rispetto all’Italia durante l’inverno, due
ore in estate. Questo può facilitare il coordinamento con clienti e collaboratori in Europa.
L’Islanda è tranquilla e silenziosa, ma le ore di luce possono influenzare il ritmo biologico.
Nei mesi invernali, lavorare al mattino presto può essere difficile a causa del buio
prolungato. Molti professionisti adattano la loro routine con lampade a luce naturale e pause
rigeneranti all’aperto.
Come trovare alloggi adatti al lavoro da remoto
Piattaforme come Airbnb, Booking o i gruppi Facebook dedicati ai nomadi digitali in Islanda
possono aiutare nella ricerca. È importante assicurarsi che l’alloggio abbia una connessione
stabile, una scrivania e spazi tranquilli per lavorare.
Alcune strutture offrono pacchetti mensili per lavoratori da remoto, inclusi servizi extra come
pulizie o sconti per soggiorni lunghi.

Comunità e networking
A Reykjavík esiste una piccola ma attiva comunità di freelance e nomadi digitali. Coworking
come Innovation House o Regus sono buoni punti di partenza per incontrare altri lavoratori
da remoto.
Anche meetup informali e serate di networking sono frequenti, soprattutto nei mesi estivi.
Partecipare a questi eventi può aiutare a costruire relazioni, trovare clienti o collaboratori e
superare la solitudine tipica del lavoro da remoto.
L’Islanda è una meta affascinante per chi lavora da remoto. Offre un ambiente sicuro,
connessioni eccellenti e uno stile di vita in armonia con la natura.
Tuttavia, gestire un’attività professionale all’estero richiede attenzione. È essenziale
mantenere la propria posizione fiscale in regola, curare la logistica quotidiana e pianificare le
spese.
Con gli strumenti giusti e il supporto di servizi come Fiscozen, è possibile lavorare in modo
sereno e produttivo anche tra geyser, vulcani e aurore boreali.
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Fiscozen